Nel nome di un rito che si perpetua, immutabile, da più di mille anni, si è conclusa l’incoronazione di Re Carlo III, in cui il sovrano ha giurato solennemente di “regnare secondo giustizia e con misericordia e di mantenere la Chiesa di Inghilterra”.
Una cerimonia che non sarà facile rivedere e che ha goduto di alcune piccole novità, rispetto all’ultima, celebrata nel lontano 1953, quando venne incoronata sua maestà Queen Elizabeth II.
La processione e la carrozza
Per raggiungere l’abbazia di Westminster, teatro dell’incoronazione, Re Carlo III ha percorso un tragitto iniziato da Buckingham Palace attraverso i luoghi più rappresentativi di Londra: Trafalgar Square, Whitehall, Parliament Street, Parliament Square e, finalmente, Westminster.
La novità è che i coniugi regali hanno viaggiato a bordo della Diamond Jubilee State Coach, la maestosa carrozza realizzata nel 2012 in Australia per celebrare i 60 anni di regno di Elisabetta II ed il cui abitacolo è dotato di aria condizionata.
I paggi
Nulla di nuovo per quel che riguarda la consegna delle insegne regali, momento clou della incoronazione di Re Carlo III.
La novità, semmai, è rappresentata dai paggetti, sempre bambini che fanno parte della famiglia reale ma, questa volta, un po’ allargata: accanto al principino di Galles, George, ecco anche i nipotini di nonna Camilla: Lola, Eliza, Gus, Louis e Freddy.
Il solenne rito dell’unzione
Il momento saliente della cerimonia di incoronazione di Re Carlo III riguarda l’Unzione, riservato, però, a beneficio dei soli invitati che affollano l’abbazia di Westminster, perché non sarà trasmesso in diretta televisiva.
Mentre il coro intona il canto biblico che celebra la consacrazione di Re Salomone, l’arcivescovo di Canterbury, spogliato il re delle sue vesti, ne unge le mani, il petto ed il capo. La novità è rappresentata dalla richiesta di re Carlo: olio esclusivamente e rigorosamente di natura vegetale.
In questo rituale, nulla è lasciato al caso: dall’olio, all’ampolla, al cucchiaio.
L’olio usato per il rito dell’Unzione proviene da Gerusalemme, dove è stato consacrato presso la basilica del Santo Sepolcro ad opera del patriarca greco-ortodosso e dell’arcivescovo anglicano nella Città Santa. Per quel che si sa, si tratta di olive raccolte sul Monte degli Ulivi, tra il monastero di Maria Maddalena e quello dell’Ascensione. Anche la spremitura è avvenuta in Terra Santa, appena fuori Betlemme. L’olio è stato poi profumato con essenza di sesamo, rosa, gelsomino, cannella, neroli, benzoino, ambra e fiori d’arancio.
Consacrato nelle scorse settimane, l’olio benedetto ha così raggiunto Londra ed è stato trasferito, poco prima dell’incoronazione di Re Carlo III, nell’ampolla d’oro, a forma di aquila, che risale al 1661. Realizzata dall’orafo reale, ha una piccola apertura nel ‘becco‘, dal quale esce l’olio che viene versato nel cucchiaio dell’incoronazione. Il riferimento è alla leggenda secondo cui la Vergine Maria apparve a San Thomas Becket mostrandogli un’aquila reale ed una fiala l’olio per aspergere e consacrare i futuri re di Inghilterra.
Quanto al cucchiaio, è forse il protagonista principale del rito: d’oro anch’esso e risalente al XII secolo è l’insegna regale più antica tra quelle impiegate in tutta la cerimonia. Si ritiene che il cucchiaio in questione, sia stato realizzato durante il XII secolo per il re Enrico II o il re Riccardo I, allo scopo di mescolare acqua e vino, almeno secondo quanto riferito dal Royal Collection Trust.
La sedia dell’Incoronazione e la Pietra di Scone
Mentre si svolge la cerimonia dell’Unzione, il sovrano è accomodato su un imponente scranno. Si tratta della Sedia di Sant’Edoardo o “dell’Incoronazione”, costruita nel 1300 per re Edoardo I, al fine di ospitare e contenere la Pietra di Scone (Stone of Scoone), ovvero un frammento di roccia arenaria dalla storia millenaria e dal significato simbolico fortissimo. Ne abbiamo parlato nel dettaglio in questo articolo.
Le mazze e il bastone di Sant’Edoardo
A due sergenti d’armi spetta il compito di recare altrettante mazze d’oro: realizzate in quercia e placcate in argento dorato, risalgono alla seconda metà del XVII secolo e simboleggiano l’autorità regale.
Quanto al bastone di Sant’Edoardo, si tratta di una reliquia appartenuta a re Edoardo, detto il Confessore e santificato, la cui tomba si trova a Westminster: una lunga asta d’oro con la punta in acciaio.
Gli Speroni e le spade
Un tempo, i re, dall’alto di un poderoso destriero, guidavano gli eserciti in battaglia e, per questo, tra le insegne regali fanno capolino anche a spade e speroni.
Quelli usati nel corso dell’incoronazione di Re Carlo III risalgono al 1661, ma il loro uso nelle incoronazioni è ben antecedente: ne è descritto l’impiego nel corso della cerimonia di consacrazione di Re Riccardo I, A.D. 1189. Nella simbologia dell’epoca – ed anche in quella attuale – rappresentano l’impegno di difendere i più deboli.
Altri antichissimi riferimenti per la Spada di Stato e la Spada dell’Offerta: entrambe rappresentano gli obblighi di cui il re si fa carico giurando di garantire autorità, giustizia e difesa, anche della parola di Dio, che San Paolo descrive come una lama affilata.
La Spada di Stato ha una lama d’acciaio con un’elsa dorata e riposa in un fodero ricoperto di velluto: è il simbolo dell’autorità regale.
La Spada dell’Offerta, invece, ha una lama d’acciaio su cui sono incastonati gioielli in oro e pietre preziose raffigurati una rosa, un cardo, un trifoglio, foglie di quercia, ghiande e teste di leone. Un’autentica meraviglia plasmata da maestri artigiani di inizio ‘800 con un fodero di cuoio ricoperto d’oro e fu usata, per la prima volta, nel corso dell’incoronazione di re Giorgio IV.
La novità introdotta da Carlo III è rappresentata al fatto che queste due spade saranno portate da una donna, Penny Mordaunt.
Quanto alle altre spade, rappresentano ognuna una diversa virtù e fanno parte delle insegne regali fin dal 1198, quando furono impiegate per l’incoronazione di Riccardo Cuor di Leone. Purtroppo bisogna accontentarsi di quelle usate durante la consacrazione di Carlo I, nel 1626, tra i pochissimi reperti sopravvissuti alla guerra civile. Si tratta della Spada della Giustizia Spirituale, della Spada della Giustizia Temporale e della Spada della Misericordia. Una curiosità: la spada della Misericordia – chiamata anche Curtana – ha la punta smussata così da non poter uccidere.
I bracciali della sincerità e della saggezza ed il Globo d’oro
Ai polsi di Re Carlo III vengono fissati due bracciali in oro e smalto e decorati con i simboli del casato reale: la rosa, il cardo ed il giglio, anzi il fleur-de-Lis. Simboleggiano che il nuovo re dovrà guidare il popolo con sincerità e saggezza.
Una particolare attenzione deve essere destinata al Globo del Sovrano: un capolavoro d’arte orafa dal significato fin troppo evidente.
Una sfera d’oro divisa in tre parti da due cinture tempestate di diamanti, smeraldi, rubini, zaffiri e perle. Sulla sommità, in corrispondenza di uno dei due poli, una croce ed il sovrano deve tenerlo nella mano destra prima di appoggiarlo sull’altare.
Si tratta, naturalmente di una rappresentazione del globo terrestre, ma come si immaginava che fosse durante il medioevo: ovvero suddiviso in tre parti, con due continenti a dividersi l’emisfero superiore, mentre il terzo occupava interamente l’emisfero inferiore. A cerimonia conclusa, nel corso del corteo che conduce fuori da Westminster, il re regge il globo con la mano sinistra.
L’anello del Sovrano
Una sorta di sigillo è l’anello regale. Si tratta di uno zaffiro di fattura squisita, sovrapposto a rubini a forma di croce di san Giorgio e incastonato in un anello di diamanti. La cerimonia di incoronazione di Re Carlo III prevede che venga indossato dal sovrano all’anulare come simbolo del proprio rango e a suggello del legame tra il re ed il suo popolo, uniti in una sorta di matrimonio. Un passaggio fondamentale nel rituale di incoronazione di Re Carlo III.
Il guanto
Per quel che riguarda il guanto da indossare per reggere lo scettro del Sovrano, la scelta di Carlo è assolutamente eco-frendly. Ha deciso di far restaurare quello realizzato per l’incoronazione del nonno, re Giorgio VI, nel 1937: un manufatto in pelle bianca e foderato di raso rosso a coprire mano e parte dell’avambraccio.
A consegnare la preziosa dote, Lord Singh di Wimbledon, arzillo aristocratico novantenne.
I due scettri
Da che mondo è mondo, il simbolo del potere di re e regine è rappresentato da corona e scettro.
La monarchia britannica ne annovera due per ciascun tipo.
Lo Scettro del Sovrano con la Croce simboleggia il buon governo: si tratta di un bastone d’oro su cui sono incastonate le pietre preziose più belle che si possano immaginare: smeraldi, ametiste, rubini, zaffiri e diamanti cui, nel 1910, è stata aggiunta una nuova pietra. Si tratta di un diamante straordinario per purezza e dimensioni: con i suoi 530,2 carati, la “Stella d’Africa” ha costretto gli orafi a rinforzare lo scettro per reggerne il peso. Sulla sommità svetta una croce.
Accanto, lo Scettro del Sovrano con la Colomba, che rappresenta le virtù che, si spera, siano proprie di un regnante: equità e misericordia. Il bastone è, anch’esso, interamente realizzato in oro, tempestato di diamanti, smeraldi, rubini e zaffiri e si conclude con una colomba dalle ali aperte realizzata in oro e smalto e che rappresenta lo Spirito Santo.
E, infine, le corone.
Indossare la corona di Sant’Edoardo è una vera sfida alle leggi della fisica: due chili di oro massiccio interamente ricoperta di rubini, ametiste, granate, topazi, tormaline e zaffiri. Risale al 1661 e, fortunatamente, viene usata indossata soltanto al momento dell’incoronazione. Presenta quattro croci e quattro gigli ( fleur-de-lis) e due archi, che sorreggono un piccolo globo con una croce sulla sommità. Per poter essere indossata, è accompagnata da un berretto di velluto viola e da una fascia di ermellino.
Fortunatamente per lui, Re Carlo non dovrà indossarla più in nessun’altra circostanza, poiché il suo uso è destinato unicamente alla cerimonia dell’incoronazione.
Appena incoronato, il sovrano britannico ha sostituito l’ingombrante corona di Sant’Edoardo con la più leggera Corona Imperiale che, da quel momento, dovrà indossare nelle occasioni ufficiali, come durante l’annuale cerimonia di apertura delle attività parlamentari.
Anche se più leggera – circa un chilogrammo in meno – la Corona Imperiale di Stato è anch’essa tempestata di pietre preziose: 2.868 diamanti, 17 zaffiri, 11 smeraldi e 269 perle. La grande pietra rossa sul davanti, nota come il rubino del Principe Nero, apparteneva ad Abu Said, un principe moresco di Granada del XIV secolo, al quale fu tolta da Pietro il Crudele, re di Castiglia, che la donò al Principe Nero, così detto per il colore della sua armatura. Fu poi indossata in famose battaglie da Enrico V, vittorioso ad Agincourt, e da gobbo Riccardo III.
E mentre la cerimonia d’incoronazione di Re Carlo III volge al termine, il nuovo sovrano raggiunge l’uscita dell’abbazia di Westminster al fianco della regina Consorte, Camilla. Fuori, i sudditi inglesi applaudono e intonano un canto… “God save the king…”
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