È uscito a metà febbraio in tutte le sale italiane il nuovo film di Alessandro Guida Maschile plurale, sequel originale di Maschile singolare.
Nel cast di questa interessante pellicola, che vede la collaborazione del Ministero della Cultura, troviamo anche l’attrice Lidia Vitale, da sempre impegnata in campagne comunicative importanti riguardo al tema “stop alla violenza sulle donne” e per i diritti della comunità LGTB.
Lidia Vitale, attrice romana, laureata in sociologia all’Università La Sapienza di Roma, ha svolto parte della sua formazione di studi a d Amsterdam. Ha iniziato la sua carriera nel cinema come assistente personale del produttore cinematografico Carlo Degli Esposti. Come regista e produttrice nel 2016 realizza i primi 3 episodi di una web serie ‘5 Fathers’ e altri pilot e cortometraggi nello stesso settore. Nel 2017 ha partecipato al film di Andrea Malaioli ‘SLAM-tutto per una ragazza’ e al film THE START UP del regista Alessandro D’Alatri. E’ nota al cinema anche per il ruolo del magistrato Giovanna Carati ne LA MEGLIO GIOVENTU’ di Marco Tullio Giordana. Nel 2018 esce nelle sale nel film TULIPANI, selezionato per il Toronto Film Festival. Diversi i riconoscimenti e i premi ricevuti in carriera, come il Premio Alida Valli nel 2023 al BIF&ST 2023.
La raggiungiamo per Moltouomo.it per parlare di cinema, arte e impegno sociale.
Grazie Lidia per la tua disponibilità, partirei da una domanda che ti hanno fatto tante volte, ma che è importante per il tuo percorso nel cinema: come aiuta lo studio della sociologia nella professione di attrice e regista?
Cominciamo col dire che un attore deve sviluppare un’attitudine allo studio. Il percorso universitario in sé mi è servito per andare a fondo, per non rimanere in superficie: spesso ho interpretato personaggi che praticano professioni specifiche, da magistrati a medici. Per ciascuno di loro ho studiato leggi, processi oppure ho dovuto acquisire nozioni scientifiche, senza quell’attitudine sarebbe stato quantomeno tutto più faticoso.
Nello specifico la sociologia porta un approfondimento di indagine sulla condizione degli individui in certi contesti. Io sono specializzata in media & communication e ho approfondito anche gli aspetti produttivi del cinema e questo mi porta ad avere anche un assetto manageriale a supporto del lavoro artistico.
Prima che ti arrivasse la scrittura per la meglio gioventù hai raccontato in alcune interviste che stavi per mollare. Cosa puoi dire alle tue giovani colleghe attrici che stanno cercando di arrivare al loro primo ruolo?
NEVER GIVE UP. Lo abbiamo sentito dire chissà quante volte ma è nella resistenza e nella perseveranza che si crea un carattere forte e si capisce profondamente se la strada che si è scelta è quella giusta. E di non tradire mai se stesse/i, la propria unicità, per quanto ‘impopolare’ possa risultare agli altri.
È appena uscito nelle sale un nuovo film che ti vede nel cast. Che ruolo hai nel nuovo film Maschile plurale? Puoi dirci qualcosa in più sul film?
Gaia Trevis è una temuta critica/giornalista gastronomica. È un film che vede la presenza di tanti giovani attori ed è il sequel di Maschile Singolare, un film piccolo, girato in pochi giorni che ha conquistato con il suo regista, Alessandro Guida, la fiducia di poter produrre questa seconda opera. Mi piace sempre partecipare a sostegno di sfide produttive e di giovani che ce la mettono tutta.
Il tuo costante impegno per la sensibilizzazione sul tema della violenza sulle donne è una parte importante della tua vita professionale e privata, vero?
Ormai mi sento di rispondere che il mio lavoro artistico è il mezzo per poter parlare di questo tema e dar voce alle donne, tutte, nel mondo. Piú grandi saranno le “platee” che mi ospiteranno più ampia sarà la mia possibilità di condividere l’esperienza e il know how acquisiti in questa esistenza con le altre donne, con gli uomini e con le istituzioni affinché questo problema e certi modelli vengano decostruiti in maniera significativa e definitiva.
Ti sembra che il cinema italiano contribuisca efficacemente alla causa ‘stop-genocidio’?
Credo che in questo momento ci sia ancora tanta paura ad esporsi. Paura di perdere qualcosa. Come dicevo sopra, questo lavoro a me serve per ‘dar voce’. Nella prossima vita vorrei portare con me almeno un pezzo di processo evolutivo dell’essere umano verso la pace.
Come si può fermare questo terribile crescendo di violenza?
Credo fermamente che l’unica rivoluzione possibile sia la rivoluzione umana, del singolo individuo.
Se ciascuno di noi cominciasse a guardare nel proprio cuore la propria guerra interiore, quella che vive con le persone vicine, a prendersene cura e a risolverla quel luogo diverrebbe già il primo passo verso la pace. Bisogna fondamentalmente rinunciare al bisogno di aver ragione e decidere di volere essere felici. Questo costa sforzo e lavoro su sé stessi costante. È importante smettere di giudicare la nostra oscurità, smettere di sentirci così ‘buoni’ rispetto all’altro, accogliere la nostra oscurità e adoperarsi per illuminarla. Finchè penseremo che non ci riguardi, la pace non si realizzerà.
Quando uso il mio #stopgenocide o #ceasesfirenow so che sto dando voce alla mia urgenza di fermare gli individui dal perpetuare il porre cause che non possono che portare come effetto solamente altra violenza per chissà quante altre generazioni.
I tuoi prossimi progetti nel cinema?
Per ora sono impegnata sul set della serie Netflix Mrs. Playman. Deve ancora uscire Vangelo Secondo Maria di Paolo Zucca, Verona di Timothy Scott Bogart, I Racconti del Mare di Luca Severi e alcuni corti molto interessanti a cui ho lavorato tra cui: After The Very End con un cast internazionale d’eccezione di Miriam Yacoubi Furniss, Due Sorelle di Antonio De Palo che ho girato con mia figlia Blu Yoshimi, Tutti Uccidono di Francesco Puppini e Il Taglio di Jonas di Rosario Capozzolo con uno splendido Giordano Capparucci che fa parte dell’associazione Arte nel Cuore.
Nel frattempo, come molti attori aspetto conferme e lavoro su più progetti affinché si realizzino compresa quella che vorrei fosse la mia opera prima da regista: AMA’.