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Chi non conosce le storiche Pagine Gialle? Esatto, l’elenco telefonico aziendale più famoso del mondo. Magari non sapete però che Pagine Gialle è anche il titolo del libro di Lello Marangio.

Innanzitutto, chi è Lello Marangio?

Lello Marangio è uno scrittore ed umorista napoletano che da 30 anni scrive testi comici per il teatro, la televisione, il cabaret e cinema. Ha scritto e scrive tutt’ora testi per numerosi artisti fra cui Peppe Iodice, Paolo Caiazzo, Lino Barbieri, I Ditelo Voi, i Teandria, Enzo Fischetti ed altri. 

Per il teatro da anni scrive commedie comiche di successo insieme a Lucio Pierri.

Lello Marangio ha partecipato come autore praticamente a tutte le principali trasmissioni televisive comiche sia regionali, ma anche nazionali a partire da Zelig, Arcizelig, Zelig Circus, Colorado, Made in Sud, Comedy Central.

Copertina libro Lello Marangio

Ed ecco, dalle parole dell’autore, il mood del suo libro, Pagine Gialle appunto.

Il Commissario è diventato il mood letterario del momento e gli autori, tutti gli autori pare che lo abbiano recepito. 

E quanti detective ci sono già in giro!

Li vedete no, sono tutti intelligenti, tutti furbi, scaltri, accorti. Tutti maniaci, tutti visionari dalle deduzioni logiche, e perché no, viziosi con le proprie manie, le proprie abitudini ed i loro tic. Tutti molto preparati, riservati, selettivi, pronti a risolvere i casi più misteriosi e contorti scoprendo gli assassini più spietati. 

Molti di loro in perenne conflitto con i loro subalterni e i propri vice inadeguati e pasticcioni, e qualcuno invece, in mezzo a tanti, che il pasticcione è proprio lui, il commissario. Può capitare infatti che contrariamente al luogo comune che li vuole tutti sempre infallibili e risolutivi, può capitare (e in questo libro capita) di incappare in un commissario maldestro, sprovveduto, dal difficile rapporto con la stampa, che non risolve il caso, anzi fallisce, combina guai e per questo rischia sempre di essere trasferito. Può capitare.

Basta guardarsi intorno per imbattersi nei commissari: c’è quello che fuma la pipa, quello che lavora nel Sud in un bel posto di mare, quello col ciuffo che parla con i morti e si fa aiutare da un brigadiere, quello senza ciuffo, calvo che fa tutto da solo. Il commissario belloccio che piace alle vedove, quell’altro baffuto che non piace a nessuno. Quello aristocratico che ascolta musica classica, quello che spiega al suo cane le indagini che sta facendo anche se il suo cane se ne fotte. 

Quello visionario avvolto nella nebbia della sua mente contorta e pure quello che beve il whiskey di una sola marca. Quello con l’impermeabile liso che se ne fotte del suo outfit, quello che cita i classici in ogni occasione quasi sempre a sproposito. 

Quello che suona la tromba in un trio jazz, quello che prende appunti a penna e quello che invece registra e fotografa col cellulare. Quello in pensione ma richiamato in servizio, e quello ancora in servizio che non vede l’ora di andare in pensione. 

Quello. Quelli, e quell’altro; sono così tanti i Commissari che si fa fatica a seguirne le gesta uno per uno. 

Ne sono così tanti che se in mezzo a loro ci mettessi anche uno tutto mio forse non lo noterebbe nessuno. Comunque, per evitare che un mio unico commissario non venga notato, io di commissari ne propongo 7, così scegliete voi quello che più vi aggrada. 

Occhipinti, Fabozzi, Molinari, Basile, Beltrami, Martinelli, Carotenuto, 7 detective tutti diversi l’uno d’altro, tutti pronti ad affrontare i casi più disparati, tutti agguerriti, tutti preparati meno uno, tutti speranzosi e frementi di poter essere inseriti a pieno titolo nella Inarrestabile Carica dei Commissari di Polizia che è in atto.

Cari assassini aprite bene gli occhi, attenti ai passi falsi, non lasciate tracce in giro: i miei Commissari sono arrivati e vi daranno filo da torcere. 

Forse.

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