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Italo Svevo: il ricordo di MoltoUomo.it tra biografia e attività letteraria

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Biografia Nato il 20 dicembre 1861, a Trieste, Italo Svevo (pseudonimo di Aron Hector Shmitz) è il quinto di otto figli nati dalla relazione tra il commerciante ungherese Franz Schmitz e la friulana Allegra Moravia.

Dopo aver frequentato dapprima le scuole elementari di via Del Monte e la scuola privata di Emanuele Edeles, nel 1874 venne inviato dal padre, il quale era fortemente convinto che la lingua tedesca potesse essere fondamentale per il futuro dei figli, a studiare presso il Brüssel’sche Institut di Segnitz. La separazione dalla famiglia ispirò la scrittura de “L’avvenire dei ricordi” del 1975.

Nel 1880, dopo essere ritornato a Trieste ed aver concluso gli studi presso l’Istituto Commerciale Pasquale Revoltella, iniziò a lavorare presso la filiale viennese della Banca Union e nel frattempo affina la propria cultura letteraria, filosofica e scientifica frequentano la Biblioteca civica della città. Nello stesso periodo lavorò per l’indipendente, scrivendo recensioni e saggi teatrali. Tra il 1888 e il 1890 riuscì a pubblicare i suoi primi due romanzi con il nome di Ettore Samigli, “Una lotta” e “L’assassinio di via Belpoggio“. Nel 1892 pubblicò invece il suo primo romanzo con lo pseudonimo di Italo Svevo, “Una Vita“.

Nel 1899, dopo essersi dimesso dalla Banca Union, iniziò a lavorare nell’azienda dello suocero. Accantona dunque la scrittura ed intraprende numerosi viaggi di lavoro all’estero tra Africa, Germania, Inghilterra e l’isola di Serenella (qui ambienterà una trilogia di romanzi mai completati: Marianno, Cimutti e In Serenella) fino al 1914. In questo periodo prende lezioni d’inglese dall’irlandese James Joyce, il quale lo incoraggia a riprendere a scrivere romanzi, e nel 1910 entra in contatto con Sigmund Freud la cui psicoanalisi lo influenzerà per la sua produzione futura.

Durante lo scoppio della Prima Guerra Mondiale l’azienda per cui lavorava fu chiusa e pertanto decise di tornare a Trieste, mantenendo la cittadinanza austriaca e cercando di rimanere il più possibile neutrale nel conflitto. Nel frattempo approfondisce le sue conoscenze letterarie e sulla psicoanalisi freudiana, traducendo “L’interpretazione dei sogni”.

Al termine della guerra accettò l’occupazione di Trieste e il suo passaggio al Regno d’Italia, tanto da decidere di prendere la cittadinanza italiana con il nome di Italo Svevo. Nel 1919 iniziò a collaborare con La nazione e iniziò a scrivere una delle sue opere più celebri, “La coscienza di Zeno”.

Alla fondazione del Movimento Fascista non vi si oppone ma nemmeno vi aderisce, ma poco più tardi si iscrisse alla Cooperazione fascista degli industriali.

Il 12 settembre 1928 fu coinvolto in un incidente stradale a Motta di Livenza, nel quale rimase apparentemente ferito in modo non grave. Subito dopo il suo trasporto in ospedale sopraggiunse però un’insufficienza cardiaca con una conseguente crisi respiratoria che, in aggiunta all’asma di cui soffriva, portò al suo decesso il giorno successivo.

Interessi letterari e poetica In Italo Svevo si combinano da un lato il positivismo, il marxismo e il darwinismo, dall’altro il pensiero negativo di Schopenhauer, di Nietzsche e di Freud. Questi filoni di pensiero, seppur contradditori, vengono assimilati da Svevo in modo creativo portandolo ad assumere un pensiero critico e strumenti conoscitivi e analitici. In particolare, da Darwin, dal positivismo e da Freud riprende le tecniche scientifiche della conoscenza e il rifiuto per ogni elemento metafisico, ideologico e spiritualistico, e inizia a considerare il destino nella sua evoluzione complessiva. Da Schopenhauer invece riprende gli strumenti di analisi e di critica, e da Nietzsche la pluralità dell’io e il pensiero critico dei valori borghesi.

Per quanto riguarda Freud, egli può essere considerato come il maestro dell’analisi dell’ambiguità dell’io, delle razionalizzazioni che giustificano la ricerca del piacere, della razionalità e materialità dello studio dell’inconscio. Svevo accetta la psicoanalisi come metodo di conoscenza, ma rifiuta l’idea che essa possa essere utilizzata anche come terapia medica. Tale rifiuto è ben visibile in “La coscienza di Zeno”, dove Svevo difende i diritti degli “ammalati” rispetto ai cosiddetti “sani” in quanto la nevrosi viene percepita come segno positivo di non adattamento all’alienazione che domina la società.

Nelle sue opere è possibile notare anche l’influenza della letteratura naturalista da cui deriva la critica al bovarismo agli atteggiamenti romantici dei protagonisti di “Una vita” e “Senilità”.

Da Dostoevskij e Sterne riprende l’analisi dell’io e innova il suo stile narrativo, mettendo in contrasto ciò che è razionale da ciò che non lo è. In questo gioca un ruolo cruciale anche l’influenza di James Joyce, da cui però Svevo rimarrà ben distante nell’utilizzo del flusso di coscienza dell’Ulisse.

Le opere più importanti di italo Svevo: trame e caratteristiche principali Tutti gli insegnamenti appresi da Italo Svevo nel corso dei suoi studi, gli interessi letterari e il suo pensiero sono confluiti in tre opere principali:

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  • Una vita: Alfonso Nitti, dopo essersi trasferito a Trieste vien assunto come impiegato in banca, ma non riesce a stabilire nessun contatto con chi gli sta intorno ed anche le sue ambizioni economiche e letterarie sfumano. Nel frattempo vive una relazione con Annetta Maller, la figlia del proprietario della banca, tramite il matrimonio con la quale potrebbe realizzare le proprie ambizioni. Ma Alfonso fugge al suo paese natale, dove la madre, gravemente ammalata, muore poco dopo. La morte della sua genitrice lo convince di aver trovato finalmente il modo per dominare le passioni. Ritorna così a Trieste, rivede Annetta e le scrive una lettera. Lei però è stata promessa sposa ad un altro giovane, Macario, e non risponderà mai a questa lettera. Nel frattempo il fratello di Annetta sfida a duello Alfonso, quale preferisce suicidarsi con il gas, ormai consapevole del proprio fallimento. Alfonso ricopre il ruolo dell’inetto, colui che non ha la volontà di accettare le leggi sociali e la logica della lotta per la vita e che è sconfitto dal proprio modo di essere.
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  • Senilità: Emilio Brentani, impiegato in una compagnia di assicurazioni conosciuto per aver scritto un romanzo, vive una vita piuttosto monotona in un appartamento che condivide con la sorella Amalia. Un giorno Emilio conosce Angiolina e si innamora perdutamente di lei, iniziando così a trascurare la sorella e l’amico Stefano Balli, scultore che compensa gli scarsi riconoscimenti artistici con i successi con le donne. Stefano non crede nell’amore, e tenta di convincere Emilio a divertirsi con Angiolina, conosciuta in città con una pessima fama. Emilio dimostra però tutto il suo amore nei confronti della donna, tradcurando gli indizi degli amici che cercano di avvertirlo dei tradimenti della giovane. Stefano nel frattempo comincia a frequentare casa Brentani con maggiore assiduità, e Amalia si innamora di lui. Emilio, geloso della sorella, allontana Stefano, e Amalia, triste e malinconica, comincia a stordirsi con l’etere, finché non si ammala di polmonite. Emilio accudisce la sorella, ma il suo pensiero è costantemente rivolto ad Angiolina, arrivando anche ad abbandonare la sorella più volte per vedersi con la sua amata. Dopo la morte della sorella Amalia, Emilio smette di frequentare Angiolina, la quale fugge con un funzionario di banca, e si allontana dall’amico Stefano. Anni dopo, nel ricordo, Emilio vede le due donne fuse in una singola persona, con l’aspetto dell’amata e il carattere della sorella. Emilio incarna la metafora della senilità, ovvero l’incapacità ad agire (propria degli anziani).
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  • La coscienza di Zeno: nell’opera vie raccontata la vita di Zeno, il quale racconta in modo distaccato un’esistenza gli appare tragica e allo stesso tempo comica. Zeno ha, nel tempo, maturato delle convinzioni (la vita è lotta; l’inettitudine non è più un destino individuale, ma è un fatto universale; la vita è una “malattia”; la nostra coscienza un gioco comico e assurdo di autoinganni) e grazie ad esse ha acquisito la saggezza necessaria per vedere la vita umana come una commedia e per comprendere che l’unico mezzo per essere sani è la convinzione di esserlo. Il romanzo è scritto in forma di diario; la narrazione si svolge in prima persona; non vi è una gerarchia nei fatti narrati, scelta che conferma la frantumazione dell’identità del personaggio narrante, il quale è una sorta di coscienza che si costruisce attraverso il ricordo. Il racconto si apre con lo psicoanalista “dottor S.” che convince Zeno Cosini a scrivere un’autobiografia come contributo al lavoro psicoanalitico. Nel preambolo Zeno racconta il suo avvicinamento alla psicoanalisi e il suo impegno nello scrivere un memoriale, raccolto intorno a diversi temi ed episodi della sua vita. Per esempio: In Il fumo racconta dei suoi tentativi per guarire dal vizio del fumo; In La morte di mio padre racconta il difficile rapporto con suo padre, che culmina con lo schiaffo dato dal genitore in punto di morte al figlio; In La storia del mio matrimonio narra la ricerca di una moglie e la frequentazione di casa Malfenti, dove, dopo essere stato rifiutato da Ada e Alberta, si dichiara alla più materna e comprensiva delle sorelle, Augusta, che gli concede il suo amore; in La moglie e l’amante, rievoca la sua relazione con Carla e l’indecisione tra l’amore della moglie e l’amante; in Storia di un’associazione commerciale si concentra sull’impresa economica che aveva col cognato Guido, il quale inscena un suicidio per impietosire i familiari e farsi concedere dei prestiti ma muore sul serio; in Psico-analisi, scritto dopo aver abbandonato al psicoanalisi, spiegai motivi dell’abbandono e proclama la propria guarigione. Il finale è duplice: nel primo Zeno dichiara di essere guarito perché è un uomo ricco e di successo; nel secondo viene rappresentata la distruzione del mondo da parte di una “deflagrazione universale” dovuta ad un esplosivo collocato al centro della terra da un uomo ingegnoso a rappresentare l’impossibilità di risolvere il problema esistenziale dell’uomo.
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