Shopping compulsivo, una patologia da non sottovalutare

Shopping compulsivo, una patologia che non deve essere sottovalutata e purtroppo ancora poco conosciuta nell’ambito medico.

Shopping compulsivo, una patologia da non sottovalutare

Shopping compulsivo, una patologia da non sottovalutare e che potrebbe essere accentuata durante determinati eventi ad esempio come la festa per eccellenza degli acquisti, il Black Friday (intere giornate dedicate a sconti imperdibili) oppure  durante i saldi. Occasioni queste che fanno aumentare il desiderio di fare acquisti in maniera ossessiva.

Le persone che soffrono di questa patologia sentono il bisogno di comprare prodotti di cui non hanno realmente bisogno. Possiamo affermare che queste persone hanno il bisogno del gesto stesso dell’acquisto e non tanto dell’oggetto in sé.

Di solito gli acquisti si concentrano in abbigliamento, accessori, gioielli e prodotti di bellezza.

Secondo alcune stime, nel nostro paese circa il 5,5% della popolazione soffre di shopping compulsivo. E le categorie più a rischio? Le donne. Infatti, il 95% dei pazienti è di sesso femminile con un’età compresa tra i 20 e i 30 anni. E nella maggior parte dei casi è associata ad altre tipologie: depressione, disturbo ossessivo compulsivo, disturbi d’ansia e alimentari, ludopatia e anche la cleptomania. Altri dati indicano anche che i pazienti hanno una bassa autostima, un basso livello culturale e una maggiore tendenza all’estroversione.

La patologia dello shopping compulsivo non è considerata una categoria diagnostica a sé stante (quindi non è una malattia psichiatrica) però nell’ultima versione aggiornata del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, è presente il disturbo di disposofobia –accaparramento compulsivo- in cui nella sua sottocategoria è stato inserito ‘acquisto eccessivo’.

Non un unico profilo ma diversi profili psicologici diversi:

  • Impulsivi: in questa prima categoria sono inserite quelle persone che fanno acquisti senza nessuna premonizione, quasi d’istinto per poi pentirsi una volta rientrati a casa;
  • Seriali e accumulatori: queste persone acquistano determinati prodotti come una sorta di rituale che li procura piacere. Altri invece, non riescono a liberarsi degli acquisti, anche se mai utilizzati;
  • Emotional Buyers: shopping dopo un litigio, una delusione o una giornata ‘no’. Una sorta di aiuto psicologico per superare la tempesta emotiva del momento. E il più delle volte, si tratta di un gesto inconsapevole;
  • Vanitosi: i loro acquisti sono dettati dal desiderio di apparire speciali;
  • Tossici: l’ultima categoria, vede persone che acquistano solo per il gusto del brivido del momento con il rischio di aumentare la ‘dose’.

In merito alle terapie, non ci sono numerosi dati anche perché non c’è molta chiarezza sulla diagnostica. Però i casi di shopping compulsivo sono valutati e curati in base al singolo caso.

Foto di copertina: Alexa da Pixabay

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