Scontri tra ultras: si va verso il divieto di trasferta per i tifosi di Napoli e Roma
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La questione degli scontri tra ultras di Napoli e Roma sull’A1, i quali si erano dati appuntamento nella giornata di domenica al fine di potersele suonare di santa ragione, indisturbati, continua ad agitare l’opinione pubblica.
Come era facilmente prevedibile, però, ancora una volta si va verso provvedimenti che avranno un solo risultato: punire i tifosi normali, quelli che alle partite ci vanno per vederle, senza creare problemi di ordine pubblico.
Se l’ipotesi era tutt’altro che campata per aria, con il trascorrere delle ore sembra in effetti farsi sempre più concreta. Basta infatti leggere le dichiarazioni dei vertici politici e calcistici per capire che le preoccupazioni erano più che giustificate.
Avanza l’ipotesi del divieto di trasferta per i tifosi di Napoli e Roma
Dopo i soliti proclami che accompagnano questo genere di eventi, tanto per calmare l’inquietudine di media e tifosi preoccupati di poter essere coinvolti negli ormai tradizionali incidenti creati dagli ultras, ora si va verso la riproposizione di una vecchia canzone, ormai andata a noia.
Nel corso delle ultime ore, infatti, si è iniziata a fare largo una idea che già nel passato ha avuto la semplice funzione di palliativo: vietare le trasferte alle tifoserie di Napoli e Roma. Resta da capire se l’intento è di impedirle almeno sino alla fine del campionato in atto o se, al contrario, il divieto possa essere rimosso prima.
La ricetta in questione, però, non è solo vecchia, ma anche abnorme nella sua ingiustizia: verrebbero infatti vietate le trasferte anche ai tifosi normali, messi nel calderone con quegli ultras che stanno trasformando gli stadi in un luogo off-limits per le famiglie.
La partita di calcio è solo un diversivo per le frange estreme del tifo organizzato
A rendere ancora più assurda la questione è il fatto che per eventi accaduti in una stazione autostradale vengano puniti tutti coloro che non hanno partecipato, lasciando invece liberi i responsabili di riproporre incidenti alla prima occasione utile.
Dopo il fermo di quattro di coloro che hanno pensato bene di bloccare la circolazione sull’A1 per potersi liberamente bastonare, la normalità di un Paese ormai al contrario si è infatti manifestata con l’immediato rilascio degli stessi da parte della magistratura.
La motivazione del rilascio è il mancato riconoscimento di necessità e urgenza per la cosiddetta flagranza differita, che rende possibile l’arresto sino a 48 ore dal verificarsi degli eventi incriminati. In effetti quale necessità c’è di perseguire reati come rissa aggravata, blocco stradale, interruzione di pubblico servizio, danneggiamento e attentato alla sicurezza dei trasporti e della circolazione stradale, quando si può tranquillamente scaricare tutto su chi nello stesso momento assisteva pacificamente ad una gara all’interno di uno stadio?
Passare alla tecnologia per stroncare la violenza negli stadi è possibile
Intanto, il Ministro degli Interni Piantedosi non ha mancato di rassicurare sulla volontà di usare la massima severità coi violenti. Una dichiarazione che risuona ormai da decenni ogni volta che le frange estreme del tifo organizzato mettono a ferro e fuoco stadi o strutture esterne.
La speranza è che stavolta dalle parole si decida finalmente di passare ai fatti, magari utilizzando le tecnologie di ultima generazione per poter identificare tutti coloro che continuano a fare delle curve italiane una vera e propria terra di nessuno in cui viene addirittura a decadere l’autorità dello Stato.
Il riferimento è al riconoscimento facciale, ormai diventato uno strumento in grado di aiutare le forze di polizia a individuare con precisione chiunque si renda protagonista di episodi di carattere criminale. Anche in questo caso, però, occorre sottolineare come dopo i primi entusiasmi si sia iniziato a parlare della necessità di rispettare la privacy degli interessati.
Ancora una volta, quindi, torna a emergere un concetto assolutamente distorto della riservatezza a scapito del diritto vero in gioco, quello di coloro che vorrebbero poter assistere ad una gara di calcio all’interno di uno stadio con la propria famiglia, senza dover temere che lo stesso possa trasformarsi in una trappola.