Gianluca Vialli: il coraggio di un campione in campo e nella vita da fare proprio.
Lo scorso 6 gennaio all’età di 58 anni è morto il campione del calcio, e nella vita, Gianluca Vialli. Malato dal 2017 di un tumore al pancreas si era ritirato dal mondo calcistico lo scorso dicembre a causa del peggioramento delle sue condizioni di salute.
Nei giorni scorsi alla ”sua”chiesa di Cristo Re in Cremona si è tenuta una messa in suffragio del campione, celebrata dal vescovo Napolioni alla presenza della famiglia, delle autorità e di tanti ex compagni di squadra di Juve, Samp e Cremonese. Erano in centinaia anche fuori dalla chiesa per per Gianluca.
Presidente dalla Fondazione Vialli e Mauro, che raccoglie fondi per finanziare progetti di ricerca, Vialli era inoltre Ufficiale della Repubblica Italiana e capo delegazione della nazionale di calcio italiana.
Vialli nella malattia ha scelto la strada dell’ironia chiamandola “l’ospite indesiderato”, oppure “un compagno di viaggio che avrei evitato volentieri” mentre le sedute di chemioterapia erano diventate “manutenzioni”. Una partita dura la sua che ha affrontato con coraggio dando insegnamenti di vita.
Insegnamenti raccolti nel libro ”Goals. 98 storie + 1 per affrontare le sfide più difficili” edito da Mondadori e pubblicato nel 2019 che contiene un taglio motivazionale.
Una vera raccolta di storie sportive che lo hanno ispirato ”nella speranza che possano essere utili nell’affrontare le proprie grandi e piccole sfide di tutti i giorni”.
Vialli aveva affermato «Voglio essere di ispirazione agli altri. Voglio che qualcuno mi guardi e mi dica: “È anche per merito tuo se non ho mai mollato”».
L’ultima storia è la sua, autobiografica. Un capitolo toccante nel quale Gianluca racconta la sua partita più impegnativa «Non è vero che il cancro è questo grande nemico da sconfiggere. Non è una lotta per uccidere lui. E’ una sfida per cambiare sé stessi».
Paolo Grilli, ”La Nazione”, ha definito il libro ”Un manifesto della sua mentalità vincente, quella che gli ha consentito di trionfare sul campo e poi di trovare un senso anche per la malattia che l’ha colpito”.
Intanto nei giorni scorsi l’Avvenire ha nuovamente ripreso uno studio effettuato nel 2005 dal Dott. Vanacore dell’ISS di Roma. Il dottor Vanacore «aveva rilevato il doppio dei casi di morte tra i calciatori a causa del tumore al pancreas»
Il professore, neuro epidemiologo del Centro Nazionale di Epidemiologia e Sorveglianza della Salute ha affermato all’Avvenire:”Sto rileggendo proprio in queste ore quello studio, primo e unico, che pubblicammo nel 2005 e confesso che avverto un certo disagio, anche perchè credo sia tempo di aggiornarlo. Nella nostra ricerca che si chiuse con il riscontro di 350 calciatori morti per diverse patologie, il dato epidemiologico più significativo che emerse già allora fu che dei 4,99 casi attesi di calciatori morti di tumore al pancreas ne trovammo 9. Il doppio, e lo stesso, ma con una percentuale non giudicabile come “significativa” quanto quella del pancreas, valeva per i casi di carcinoma al fegato, 4.8 attesi e 9 trovati e la leucemia, casi attesi 5,08, trovati 9”.
Sono comunque molti i benefici che lo sport apporta nella vita di un malato, prima e dopo le terapie, condizioni di salute permettendo e tarato sulle proprie capacità. «L’attività fisica praticata a partire dalla fase in cui ci si sottopone alla chemioterapia riduce il rischio di recidiva e di mortalità, con un’efficacia paragonabile a quella legata all’azione dei farmaci», ad affermarlo è Michelino De Laurentiis, direttore della divisione di oncologia medica senologica dell’Istituto Nazionale dei Tumori Fondazione Pascale di Napoli.
Gianluca Vialli è stato un campione unico in campo e nella vita lasciando insegnamenti che tratteggiano un personaggio straordinario e che non sarà dimenticato