Moda maschile 2022: i dati invitano a investire
Moda maschile, i dati 2022 evidenziano una tendenza al rialzo per Confocommercio Moda.
Credits: canva.com
Sulla moda maschile i dati 2022 sono estremamente positivi. A dirlo è il Centro Studi di Confindustria Moda, che evidenzia come il trend positivo del 2021 – con un +15,2% rispetto al 2020 – è andato avanti anche nel 2022, assicurando livelli più alti rispetto a quelli pre-Covid.
Infatti, nel 2019 il comparto arrivava a 10,1 miliardi di euro, mentre nel 2022 si è arrivati a 11,3 miliardi, con una crescita del 20,5% rispetto al 2021. Snoccioliamo i dati per vedere come è andato il comparto e le opportunità di investimento non solo per chi adora il tema.
Dati sull’export e Paesi che più amano la moda maschile 2022 italiana
La moda maschile 2022 come il 18,3% della filiera italiana. Il giro d’affari dell’export è stato di circa 8,4 miliardi di euro, con un +26,1% rispetto al 2021. Le esportazioni in quell’anno rispetto al 2020 avevano il segno più, con un aumento del 13,4 percento. In generale, l’incidenza dell’export è del 73,8 percento. Nel periodo che va da gennaio a settembre 2022, l’export nella moda maschile è stato del 26,3% con un giro d’affari di 6,5 miliardi di euro. Il saldo aumenta di 330 milioni di euro rispetto al 2021. Il mercato all’interno dell’Unione Europea cresce del 46,3%, ma l’extra-UE mantiene il suo primato con il 53,7 percento.
I Paesi che scelgono di più gli abiti italiani per la moda uomo sono: Polonia, Austria, Belgio, Germania, Francia, Svizzera, Corea del Sud e Paesi Bassi. Gli ultimi cinque hanno superato i livelli pre-pandemici. Regno Unito e Giappone hanno invece ridotto i loro acquisti, il primo del 37,3% e il secondo del 14 percento. Arrivano dati al ribasso anche per la Russia e Hong Kong.
Quali sono i capi di abbigliamento più richiesti nella moda maschile? Le confezioni, la maglieria esterna, la camiceria e le cravatte. Per quanto riguarda i canali di distribuzione, invece, ambulanti e outlet registrano aumenti dell’80%, mentre la grande distribuzione ottiene il 35,2% in più. Il dettaglio indipendente aumenta del 59,2%, mentre le catene di negozi registrano un +23,8 percento. L’unico dato in calo è rappresentato dall’e-commerce che – dopo il boom collegato alla pandemia – ottiene un calo del 13,2 percento.
Moda maschile, i dati 2022 secondo Federazione Moda Italia
“Il 2022 si è concluso nel segno di una sostanziale stabilità delle vendite (+1,3%) e i saldi sembrano essere partiti con il piede giusto (+3%), ma preoccupano, e molto per i consumi nel settore moda, gli effetti dei costi energetici lungo tutta la filiera. Fa riflettere, poi, l’aumento dei canoni di locazione in funzione dell’inflazione. In pratica, i nostri negozi pagheranno una mensilità in più all’anno per l’adeguamento Istat. Tutti temi che porteremo all’attenzione del Tavolo della Moda convocato dal ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, il prossimo 23 gennaio” ha spiegato presidente nazionale di Federazione Moda Italia Giulio Felloni in occasione del Pitti 2023.
“Il tema della sostenibilità è uno dei più importanti oggi per le aziende del settore moda. Il consumatore vuole comprare un prodotto sostenibile, ma attualmente non è ancora stato definito cosa voglia dire essere sostenibili. Sembra una gara senza arbitro. Ci sono infiniti criteri di sostenibilità, difficili e complessi da gestire. È stato giusto prendere coscienza del problema, ma ora vanno scritte le regole, e a Bruxelles, non in Italia” ha spiegato Ercole Botto Poala, Presidente di Confindustria Moda.
“C’è un interesse comune sulla sostenibilità su cui non possono essere fatti ancora compromessi. Non è più accettabile competere in maniera non omogenea, non può esserci una diversa misura di sostenibilità. E se non si è sostenibili, le cose si complicano” ha precisato il presidente di Confindustria Moda.