NY, torna all’asta il Flatiron Building: saltato l’acquisto del “Ferro da Stiro”

Aggiudicato a marzo per 190 milioni, il Flatiron Building di N.Y. tornerà all’asta nuovamente. Il Ferro da stiro cerca un nuovo papà che paghi, almeno, la caparra.

Il Flatiron Building di New York, detto "Ferro da Stiro". Photocredit -jimmy-teoh-da Pexels

Il Flatiron Building di New York, detto "Ferro da Stiro". Photocredit -jimmy-teoh-da Pexels

Torna all’asta il Flatiron Building, il “Ferro da Stiro” di New York

Messo all’asta e aggiudicato, ma il compratore non paga l’anticipo e quindi il bene ritorna in vendita.

Fin qui sembra l’iter di una normale transazione incompiuta, quindi dove sarà mai la notizia?

Il fatto è che non si tratta di un bene qualsiasi, ma di uno dei simboli dello skyline della Grande Mela, il Flatiron Building o, come lo chiamano con affetto i newyorkesi, il “Ferro da Stiro”. Rappresenta un pezzo di storia della città, nato ben prima del grattacielo Chrysler e dell’Empire State Building, ma pare che, al momento di sborsare i quattrini, nessuno si ricordi più del vecchio gigante di cemento e acciaio.

Fatto sta che, entro un paio di mesi, il Flatiron tornerà all’asta, sperando, questa volta, di trovare un compratore vero.

Aggiudicato per 190 milioni di dollari, mai versata neanche la caparra

Meno di un mese fa, tale Jacob Garlick, si era aggiudicato il palazzo per la modica cifra di 190 milioni di dollari ma non si è mai presentato con la  caparra – il 10% del valore di vendita – facendo, così, naufragare la transazione.

I bene informati sostengono che lo sconosciuto impresario del mattone avesse azzardato l’acquisto del Flatiron, certo di ricavarne un guadagno già sulla carta e onorare, così, il proprio debito, pagandolo con i quattrini dei propri possibili acquirenti. Ma è altrettanto plausibile che Garlick avesse condotto la trattativa in conto terzi, salvo poi essere piantato in asso dal vero “mandante”.

Flatiron building, il Ferro da stiro. Photocredit Dimitri.s12 da Pexels
New York, il Flatiron “Ferro da Stiro” Building. Photocredit Dimitri.s12 da Pexels

Tra i proprietari del Flatiron Building anche il gruppo italiano Sorgente

Del resto, l’offerta del palazzinaro rampante era apparsa, fin da subito, troppo elevata ai proprietari del Flatiron. Per quanto smaniosi di vendere, i proprietari – le società immobiliari GFP Real Estate, Newmark, ABS Real Estate Partners, e il gruppo italiano Sorgente  – avevano subodorato che, probabilmente, non sarebbero riusciti a liberarsi dell’ingombrante immobile e, soprattutto, del quinto partner dell’impresa, quel Nathan Silverstein che, da solo, detiene il 25% della proprietà.  

Ora, con il nuovo incanto, l’immobile potrebbe vedersi ridurre la base d’asta. Anche perché i soci non hanno approfittato dell’opzione che avrebbe consentito loro di subentrare al tentativo di acquisto fallito con un lieve ribasso (il valore della loro ultima offerta), spalancando le porte ad una seconda asta “in cui speriamo di pagare molto meno” – ha confessato Jeffrey Gural, presidente di Gfp, alla rivista “Crain’s.

Come in una partita a poker, fee da 1 milione per “giocare”

Il desiderio di rivalsa, condito con puro arsenico,  serpeggia anche tra i curatori della vendita: per Matthew Mannion, infatti, si dovrebbe richiedere un deposito di almeno un milione di dollari solo per poter partecipare all’asta e lanciare un’offerta. E la proposta sembrerebbe essere stata accolta di buon grado dai proprietari del Flatiron.

Comunque sia, bisognerà attendere almeno un paio di mesi, prima che lo storico “Ferro da Stiro” torni ad essere contendibile: una sorprendente accelerazione, se si pensa che, per bandire la prima asta, ci sono voluti anni e l’ordine di un giudice della Suprema Corte di New York, arrivato dopo interminabili liti giudiziarie e continue querelles sulle sorti dell’immobile.

Costruito nel 1902, 22 piani per 87 metri di altezza

Del  resto, come già detto, quando si parla del Flatiron Building ci si riferisce al cuore stesso di Manhattan. E’ stato dichiarato monumento cittadino fin dal 1966 ed è uno dei grattacieli monumentali più rappresentativi della New York finanziaria fin dal 1902, l’anno in cui venne completato.

22 piani per 87 metri di altezza, il palazzo fu progettato dall’architetto di Chicago Daniel Burnham per ospitare gli uffici di rappresentanza della George A. Fuller Company, un’importante azienda appaltatrice di Chicago. Fu, quindi, battezzato Fuller Building ma, con quella forma triangolare che ricorda la prua di una nave o, molto di più, un vecchio ferro da stiro, ecco che il grattacielo si conquistò fin da subito una precisa identità. La tradizionale facciata in pietra calcarea e terracotta, costruita su un telaio d’acciaio, ne fece, da subito, un punto di riferimento.

Costruito su un lembo di terra chiamato “iron flat”

Flatiron Building, il ferro da stiro. Photocredit Neal da Pexels
Panoramica del Flatiron Building di New York, il “Ferro da Stiro”. Photocredit Neal da Pexels

Più sottile e anche decisamente più basso delle torri che ben conosciamo – e anche di quelle distrutte nell’attentato dell’11 settembre del 2001 – era proprio questa sua caratteristica a farlo particolarmente amare dai newyorkesi: il “Ferro da Stiro”, non faceva ombra – all’epoca – al Central Park e a lui si ispirarono gli edifici supersottili che, negli anni, hanno disegnato lo skyline della città che non dorme mai.

Saldamente incastrato all’incrocio tra la Quinta e la 23esima strada, taglia incidentalmente Broadway che, dal Flatiron, si divide nei tronchi Est ed Ovest, proprio in quello spicchio di terra che i newyorkesi chiamavano, fin dal lontano 1902, “iron flat”. Insomma, una pietra miliare, nel senso tecnico del termine, a forma di ferro da stiro.

Sfitto dal 2019, il Flatiron è stato oggetto di interminabili cause

Per anni aveva ospitato la sede della casa editrice britannica Macmillan, che lo ha interamente occupato fino al 2019. Da allora il palazzo è tristemente vuoto e, nello scorso 2021, i quattro soci, alleatisi tra loro, avevano deciso di portare in tribunale il quinto “compare”, Nathan Silverstein, accusandolo di aver assunto una condotta tale da scoraggiare ogni possibile inquilino. Quest’ultimo, a sua volta,  aveva citato in giudizio la Newmark rea, a suo dire, di aver provato ad affittare il palazzo, ad una somma ben al di sotto della quotazione di mercato, alla società di uffici temporanei Knotel.

E forse, tra un paio di mesi, anche il vecchio Flatiron “Ferro da stiro” Building  potrà essere riportato a nuova vita in quella città che, per quanto affligga, ma non abbandona mai. In fondo, se lo meriterebbe, no?

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