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Tutti pazzi per il Poke … nel World Poke Day

Il fantastico mondo del poke: pesce crudo marinato, verdure fresche, e tanto altro World Poke Day, con Milano e Roma in prima linea.

Tutti pazzi per il Poke ... nel World Poke Day

World Poke Day. Photocredit: Pexels, Valeria Boltneva (15913488)

Pesce crudo, marinato, frutta tropicale, verdure (crude o cotte), alghe, semi e salse e, naturalmente, riso: mettete tutto in una ciotola (bowl) e tuffatevi nel World Poke Day, la giornata mondiale del Poke (si pronuncia poh-kay), il piatto hawaiano che fa impazzire il mondo.

Entrato nelle abitudini alimentari degli italiani da qualche anno, ha ovviamente spopolato, almeno all’inizio, tra i più giovani, spesso accompagnato da un bicchiere di bubble tea, diventando ben presto uno tra i pasti più apprezzati dagli sportivi perché in una sola bowl (non chiamatela ciotola, ma quello è) si trovano tutti gli elementi nutritivi – ma poveri di grassi nocivi – che sono alla base di qualunque sana dieta alimentare. Sugli uomini poi, esercita un fascino particolare e sottile…

Milano, Roma, Torino e Bari, le città italiane a tutto … Poke

Tutti pazzi per il Poke ... nel World Poke Day
Salutare e nutriente, bellissimo da vedere: il poke. Photocredit Pexels Nadin Sh (16585777)

A stimare la diffusione della pietanza hawaiana sono, principalmente, le società di delivery ma le tantissime pokerie o poke-House (e questo è un brand), spuntate come funghi nelle vie cittadine della movida, la dicono lunga sull’appeal di questa insalata esotica dove i contrasti ed il fusion concept regnano sovrani.

Secondo Glovo, la piattaforma di delivery, a guidare la classifica delle città dove più frequentemente si mangia il poke sono, nell’ordine, Milano e Roma, seguite da Torino e Bari. Quanto all’orario, si preferisce goderselo a cena – anche perché si gusta freddo e quindi i tempi di consegna non influiscono granché sulla qualità – e nelle serate di venerdì, principalmente, e di sabato.

Sempre secondo Glovo, infatti, solo nell’ultimo anno le consegne a domicilio di poke sono aumentate del 15%, rispetto al 2022, registrando un valore assoluto di 556.184 bowl recapitate a casa da gennaio a settembre 2023, con un picco nel mese di luglio di circa 62mila poke ordinate attraverso la piattaforma.

Trend confermato anche dal food delivery Just Eat che, dal proprio portale, ha portato nelle case degli italiani ben 262mila chili di poke: salmone, tonno e gamberi (tagliati a cubetti), riso bianco o integrale, accompagnati da ravanelli, zucchine (o peperoni) e avocado, condite con semi, olio e salsa di soia. Questi alcuni degli ingredienti che, preferibilmente, vengono selezionati nella composizione della bowl.

Dalla tradizione hawaiana a food trend globale fino al World Poke Day

All’inizio – e parliamo di secoli fa – era il cibo dei pescatori: il pesce invenduto veniva tritato, (poke significa proprio “a pezzetti”) condito con sale marino e lasciato ad essiccare al sole per alcuni giorni per poi essere condito con l’alga limo e la noce kukui, tostata e schiacciata.

Nella sua nuova dimensione di piatto modaiolo e super trendy, invece, si arricchisce di influenze giapponesi, cinesi, coreane e filippine: la versione con tonno crudo marinato con salsa di soia, olio di sesamo, cipolle crude, scalogno e peperoncino rosso è quella che maggiormente ha attraversato il pianeta. Lo chef Sam Choy, invece, ne ha proposto una versione fritta, a base di tonno e frutti di mare.

Ne sono nate anche una moltitudine di altre declinazioni: per vegetariani e vegani, oppure con condimenti tipicamente orientali, come la salsa di soia o il fortissimo wasabi giapponese. Per non parlare della immancabile variante “al pollo”: la Chicken poke.

Il riso più usato è quello bianco, che si divide il primato con quello integrale, ma la variante “venere”, quella nera, sta sempre più prendendo piede: il sapore dolce è assicurato dall’immancabile l’avocado, come già detto, ultimamente in buona compagnia di mango e ananas, mentre chi non vuole rinunciare alla sensazione di croccante, sotto i denti, tende a preferire l’aggiunta di frutta secca, dai pistacchi agli anacardi. Quanto ad ortaggi e verdura, gli edamame – i baccelli di soia verdi giapponesi – sono irrinunciabili per i cultori della cucina fusion.

Insomma, “cunzàla comu voi, sempre poke è”, parafrasando un detto siculo: fatta la base – il riso – il resto è strettamente legato al gusto personale. Quel che, di solito, si rispetta è la presenza di consistenze diverse tra loro e di sapori che assicurino tutte le note, dal dolce al salato e al piccante.

Terra di tradizioni culinarie formidabili, in Italia quella del poke è piuttosto giovane: mette piede a Milano nel 2015, al Botanical Club, grazie all’intuizione di Alessandro Longhin. Poi, nell’ottobre 2017, sempre a Milano, apre il primo store “I love Pokè” e, poco dopo, nei primi mesi del 2018, a Roma compare il frist mover, con l’insegna “Ami Pokè” nell’Hawaian Bar. L’intuizione è vincente e, di lì a poco, la bowl con dentro i sapori dei mari esotici, scala le classifiche del food trend, assicurando alle pokerie un mercato che si stima possa arrivare, nel 2024, a 143milioni di euro (Analisi Cross Border Growth Capital).

Abbasso lo junk food, viva il Poke

Tutti pazzi per il Poke ... nel World Poke Day
Giornata mondiale del Poke. Photocredit Pexels Kei Scampa (4687067)

Quel che è da apprezzare, ulteriormente, è che il consumo di poke non erode il mercato alimentare tipicamente mediterraneo, bensì rompe (e non poco) le uova nel paniere allo junk food: i consumatori – giovani uomini, prevalentemente, mangiano più consapevolmente, prediligono opzioni più salutari, confermando una particolare attenzione alla provenienza ed al valore nutrizionale degli ingredienti. Il fatto che, come già detto, la pietanza sia totalmente personalizzabile (come la pizza, fateci caso), assicura una varietà di sapori, profumi e consistenze che rende il piatto sempre diverso. E, cosa non indifferente, coccola anche la vista: le macchie di colore dei singoli ingredienti che spiccano l’uno accanto all’altro lo rendono un cibo stupendamente “instagrammabile”: vivacissime ed invitanti bowl entrano di prepotenza in video e filmati che spopolano sui social.

Si mangia tranquillamente seduti sul divano di casa o sugli sgabelli delle pokerie ma, anche, passeggiando negligentemente per le vie pedonali, con un occhio alle vetrine e l’altro alla bella gente che si incontra e che guarda prima noi e poi, con un pizzico di invidia, la nostra bowl semivuota …

Aperitivo o piatto unico, questo è il Poke-Dilemma

Si mangia anche con gli occhi, in fondo e la ciotola è il primo ingrediente: di vetro trasparente o ceramica colorata o carta riciclata … il contenitore è già parte della festa. Come appetizer, insieme all’immancabile spritz, senza mischiare tutto ma con le bacchette (o la forchettina), portando alla bocca un ingrediente per volta. Come antipasto, per aprire il palato a gusti e sapori che, lo sappiamo bene, ci attendono a breve. Come contorno, che esalta e “pulisce” dai retrogusti di carni e pesce …

O come volete: il World Poke Day vi aspetta!

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